Sul numero di aprile di “Quattroruote” è stata
presentata un’interessante indagine riguardo al costo esorbitante di
alcuni pezzi di ricambio, soprattutto se si confronta lo stesso pezzo ma
di marchi diversi
Partendo dalla lamentela di un lettore, il mensile ha analizzato
il costo di vendita dei principali pezzi di ricambio delle automobili,
giungendo a conclusioni piuttosto scontate per chi lavora nel settore,
ma che fa comunque un certo effetto vedere nero su bianco.
Sebbene
infatti nella maggior parte dei casi si tratti di parti in plastica
all’apparenza semplici e basilari, il loro costo può raggiungere anche
diverse centinaia di euro e, soprattutto, può variare notevolmente da un
modello di automobile ad un altro.
Un esempio eclatante che la rivista ci propone è lo spoiler, che per una
Renault Clio II costa 50 euro, mentre per una Toyota Rav4 III raggiunge
i 1.130 euro (listino al pubblico); per rimanere su cifre più contenute
si pensi alla calotta del retrovisore, 19 euro per la Smart For Two,
ben 80 per la Nissan Quashqai. Per quanto riguarda, infine, lo spoiler
inferiore del paraurti posteriore, per cambiarlo ad una Chevrolet Spark
si spendono 26 euro, che diventano 480 nel caso di una Suzuki SX4.
Rimanendo in argomento, va detto che anche i ricambi interni non
scherzano affatto in quanto a prezzi, il più costoso può risultare lo
sportello del vano portaoggetti, che varia dai 32 euro della Fiat Panda
ai 251 della Toyota Yaris; idem per l’aletta parasole, 8 euro per la
Dacia Duster e 174 euro per la Hyundai ix35, e per il posacenere, 12
euro per chi possiede una Renault Clio, 62 per i proprietari della
Toyota Yaris.
Ma quali sono i fattori determinanti di questi prezzi e, soprattutto, cosa incide sulla sproporzione tra un marchio e un altro?
Quattroruote illustra come il costo di produzione di questa tipologia di
ricambi dipenda più che altro costo di realizzazione dello stampo
(essendo principalmente fatti di plastica). Dunque l’unico modo per
ammortizzare questo costo è “spalmarlo” sul numero di ricambi prodotti,
allo stesso tempo, però, nessuna casa automobilistica produrrebbe
quantitativi industriali di ricambi di pezzi che, tendenzialmente, non
vengono mai cambiati durante l’intero arco di vita di un automobile. È
presto spiegato perché, per assurdo, alcuni dei pezzi più piccoli
costano di più: ne vengono prodotti di meno.
All’interno dell’articolo è presente anche un box che parla dei
produttori di ricambi alternativi, citando ISAM: questi produttori,
mettendosi in diretta competizione con le case auto le costringono ad
abbassare i prezzi; propongono infatti ricambi alternativi, di pari
qualità ma ad un prezzo a volte (come nel caso di ISAM) ridotto anche
del 30% rispetto quelli originali, un dato in linea anche con una recente indagine dell’ADAC.
fonte: carrozzeria.it
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